RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Giudici nel mirino, Pd e Idv “salvano” De Gennaro

Genova, 19 giugno 2010

G8 DI GENOVA, IL CAPO DEGLI 007 CONFERMATO DAL GOVERNO
Giudici nel mirino, Pd e Idv “salvano” De Gennaro
Solo De Magistris chiede le dimissioni

MARCO MENDUNI

L’ATTACCO che può creare più imbarazzi arriva da dove meno te l’aspetti. È vero che Luigi Li Gotti nelle vicende dei processi G8 ha un interesse personale, avvocato di uno degli imputati di maggior nome: Francesco Gratteri, il capo dell’anticrimine, il numero tre della polizia. Ma Li Gotti è anche capogruppo dell’Idv, dell’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro nella Commissione giustizia del Senato. E le sue parole (pure «a titolo personale», come premette) sulle ultime sentenze sono durissime: «Conosco gli atti processuali. A Genova non si sta scrivendo la verità sui fatti del G8». Accade tutto mentre il consiglio deiministri conferma, all’unisono «piena e completa fiducia» al capo degli 007 Gianni De Gennaro e gli dice: resta al tuo posto.
Li Gotti aggiunge un carico da novanta: «Per qualcuno le sentenze di condanna dopo quelle di assoluzione sarebbero l’alba di un nuovo giorno. Per me potrebbero essere il tramonto della verità e il possibile frutto di un preconcetto ideologico da resa dei conti. Mai come per queste vicende servirà il giudizio giuridico e tecnico della Cassazione». Nel caso della condanna dell’ex capo della polizia e oggi coordinatore delle attività di tutta l’intelligence Gianni De Gennaro anche l’Idv (come il Pd) tira il freno. Felice Belisario, capogruppo a Palazzo Madama: «La legge prevede tre gradi di giudizio, per questo noi nonc ommentiamo le sentenze fino a che queste non sono definitive». Che non è esattamente quello che il partito di Di Pietro ha sostenuto in molte altre occasioni.
Ma è l’accusa di «preconcetto ideologico» lanciata da Li Gotti a lasciare il segno. È così? Constatando la composizione dei collegi che, in appello, hanno modificato in maniera radicale tutte le sentenze di primo grado del G8, è possibile notare una circostanza. La corte che ha condannato Gianni de Gennaro era composta dal presidente Maria Rosaria D’Angelo, dal relatore Raffaele Di Napoli e dal giudice a latere Paolo Gallizia. Per due terzi (con l’unica differenza di Massimo Cappello al posto di Di Napoli) quello presieduto da Maria Rosaria D’Angelo è lo stesso collegio che ha inflitto condanne durissime, aumentandole rispetto al primo grado, anche ai manifestanti violenti, i cosiddetti black bloc italiani, che hanno portato la devastazione nelle strade di genova durante il G8 del luglio 2001. Pene pesantissime, tra cui spiccanoi 15 anni inflitti a Francesco Puglisi, rispetto ai 10 anni e sei mesi del primo grado. E poi Vincenzo Vecchi (da 10 anni e 6 mesi a13 anni); Marina Cugnaschi (da 11 anni a12 anni e 3 mesi) tra i casi più clamorosi di incremento delle pene. E in quell’occasione era stato il mondo no global a insorgere: «Hanno trovato i veri colpevoli delle violenze di Genova». È, sempre per due terzi, la stessa corte che ha ribaltato la sentenza per i fatti della caserma ­ carcere di Bolzaneto, sempre a carico di esponenti delle forze dell’ordine. Magistrati senza coloriture politiche, tanto meno estreme, li definiscono nel mondo giudiziario genovese. Semmai severi, ma non squilibrati. E sicuramente, spiega chi li conosce, davvero scevri da «pregiudizi ideologici».
Intanto, però, è la condanna di Gianni De Gennaro che ha fatto saltare il banco della politica. E se nell’Idv solo Luigi De Magistris si è espresso in maniera discorde dai suoi colleghi, chiedendo la rimozione di De Gennaro, i Ds sfoderano posizioni che vanno dalla prudenza all’aperto sostegno. Felice Casson: «Non ha alcun obbligo di andarsene. De Gennaro è un funzionario che ha sempre lavorato bene, con qualunque governo». Achille Serra e Luigi De Sena: «Fino alla sentenza della Cassazioneper tutti gli imputati vale il principio della presunzione di innocenza». Enzo Bianco: «Sento il dovere di ricordare a tutti che De Gennaro è stato uno dei migliori poliziotti che il nostro Paese abbia avuto». Antonello Soro: «Sento di dover rinnovare la mia stima per un uomo che ha ottenuto straordinari risultati contro la criminalità».
E quando arriva la notizia della“riconferma” di De Gennaro al suo posto, anche i democratici tirano un sospiro di sollievo. E a Vittorio Agnoletto, che fu portavoce del Social Forumal G8, salta la mosca al naso: «È una vergogna la posizione dei Democratici come quella dell’Italia dei Valori tranne De Magistris».